Adolescenza – Ah, che Bomba!


L’adolescenza è una fase del ciclo di vita caratterizzata da dinamiche complesse e particolari. In questa fase il soggetto adolescente inizia a voler affermare la propria identità fisica e sessuale, a distaccarsi dai genitori spesso vissuti come ostacoli per il raggiungimento di quella che viene percepita dai figli “libertà”.

Quando si parla di adolescenza si usano spesso i termini “periodo difficile”; è sicuramente una fase del ciclo di vita ricco di sfaccettature che richiedono una visione del soggetto ad ampio raggio. L’adolescenza è caratterizzata da un processo in continua trasformazione, dove il gruppo dei pari diventano per il soggetto il principale punto di riferimento mentre il genitore, fino ad allora vissuto come modello identificativo e normativo principale, viene messo in discussione; è in questa fase del ciclo di vita che inizia ed avviene la cosiddetta “differenziazione”, quindi la possibilità di autodefinire la propria identità all’interno del contesto di appartenenza (Bowen, 1979).

La piena e continua trasformazione, caratteristica di questa fase, porta il soggetto a dover definire e comprendere le proprie emozioni, la possibilità di autonomia che può conquistare, capire chi è, che cosa vuole e che cosa pensa di voler diventare “da grande”. In questa fase del ciclo di vita spesso i figli mettono in discussione i propri genitori, non riconoscendo più o in parte la loro autorità. Violare una regola diventa infatti, per il figlio adolescente, un modo per affermare la propria identità.

Tutto, quindi, può facilmente diventare fonte di litigio, di scontro tra genitori e figli e questo rischia di ampliare la difficoltà comunicativa nonché il malessere dei singoli membri del nucleo familiare. Importantissimo diventa (e continua ad esserlo, rispetto alle fasi precedenti del ciclo di vita) il dialogo: dialogo concepito come ascolto, accoglienza con assenza di giudizio, per dare un nome all’eco emotivo dei problemi che possono verificarsi in questa fase del ciclo di vita.

Nonostante la continua ribellione, termine spesso associato all’essere adolescente, il ragazzo ha paradossalmente bisogno di un continuo contenimento; se la regola viene trasmetta in maniera funzionale questa assume una connotazione positiva, perché viene vissuta come protettiva e non percepita come ostacolo alla propria libertà o al raggiungimento della stessa.

Il difficile compito del genitore è quello di doversi adattare ai nuovi bisogni e richieste del figlio; difficile ma assolutamente importante è iniziare a concepire il propri figlio come un soggetto diverso da sé, maggiormente autonomo, capace di sperimentare, sperimentarsi, e diventare adulto.

Partire da questo vissuto può permettere al genitore stesso di assumere un atteggiamento meno severo, cercando di concedere maggior spazio al figlio nella sperimentazione dell’autonomia, nella creazione di una propria identità, differenziata da quella genitoriale.

In tal modo il figlio percepirà maggior fiducia da parte del genitore; riuscirà quindi  a sviluppare una maggior autostima, autoefficacia, autonomia nel poter sperimentarsi nel “mondo”.

Accettare che il proprio figlio stia crescendo spesso non è facile, mette in discussione numerose dinamiche del genitore stesso e/o della coppia genitoriale. Diventa necessario chiedere aiuto nel momento in cui la creazione di questo dialogo diventa difficoltosa, dando quindi vita a un malessere di cui diventa portavoce non solo il singolo soggetto, ma anche l’intero nucleo familiare.

Dott.ssa Beatrice Baratta

Studio Psicologia Baratta – Genova

Riferimenti bibliografici:

  • Andolfi M., Mascellani A., Storie di adolescenza, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2010.
  • Bowen M., Dalla famiglia all’individuo, Astrolabio, Roma, 1979.
  • Cigoli V., L’albero della discendenza. Clinica dei corpi familiari. Franco Angeli, Milano, 2006.

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